Diario di bordo del 22 aprile 2014 scritto da
Siamo arrivati alle semifinali, qui ad Una voce da pub, e la gara si fa sempre più dura, come è ovvio che sia. Ormai le voci in gara sono tutte di gran livello, ed ognuna di loro potrebbe essere la voce vincitrice.
Nuova commissione a giudicare, composta da:
Daniela Desideri, cantante, autrice, vocal coach, speaker, direttrice artistica Musical Lab, la ricordiamo in Mudù, di cui ha scritto le sigle;
Nico Girasole, compositore soprattutto di colonne sonore, autore, regista, creatore di Ariele Artisti Associati;
Geo Carbone di Bari Progetto Musica, musicista, autore;
Gennaro Mele, tecnico del suono e produttore;
Angelo Pantaleo, musicista compositore, sound engineer e producer, lo ricordiamo come componente degli Al Darawish e oggi nei Fleaks alla batteria e voce, e poi la sottoscritta, Luciana Manco, giornalista musicale per Losthighways.it e conduttrice radiofonica su RadioFlo.it.
Questa serata del 22 Aprile, presentata anche stavolta dal musicista Antonio Tuzza., vede sul palco Fabiana Cogo, Alessandra De Carlo, Pamela Chiarappa e Valentina Addabbo. Prima ad esibirsi è Fabiana,
con Burning love di Elvis Presley e Make you feel my love di Bob Dylan. Due brani molto belli, dei classici ma non scontati, e che Fabiana è in grado di interpretare in maniera personale e di grande impatto emotivo. Amo la sua voce, il modo in cui si presenta sul palco, la sua spontaneità e la sua capacità di accativarsi la simpatia del pubblico. Ottimo inizio.

Tocca poi ad
Alessandra De Carlo, che canta
Walking by myself di
Gary Moore e
Twentieth Century Fox dei
Doors. Forse un inizio un po’ spento, poco coinvolgente, nonostante Alessandra sul palco, stavolta, sia molto più rilassata, e la sua voce dolce riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico.
Pamela Chiarappa si esibisce con Girls just want to have fun di Cyndi Lauper e Perhaps perhaps perhaps di Doris Day. Anche qui, scelte classiche, un pochino più scontate, ma che Pamela ha interpretato con grande personalità, che è la caratteristica che a mio avviso emerge di più, più della sua voce.
Infine sale sul palco
Valentina Addabbo, con
Quel posto che non c’è dei
Negramaro e
Maniac di
Michael Sembello. Valentina ha una voce potente, calda, che non mi stancherei mai di ascoltare, e riesce a rendere questi due brani, secondo me, ancora più belli degli originali. Forse sto esagerando, ma c’è anche da dire che non ha scelto proprio due brani strepitosi, quindi non era nemmeno difficilissimo superarli. Questa prima parte si conclude senza nessuna nota di merito. Sono tutte e quattro molto brave, ma non al loro massimo.
Durante la pausa vengono come sempre consegnate le schede di votazione al pubblico, e si riprende la gara con Fabiana Cogo, che ritorna sul palco con Space Bound di Eminem e I giardini di Marzo di Lucio Battisti. Con il brano di Eminem Fabiana gioca in casa, è il suo mondo e si sente. Il suo rap è perfetto, sentito, quasi violento, nell’intensità comunicativa. Tutti sono attenti, ascoltano rapiti. Subito dopo, invece, ci spiazza e ci emoziona, ci addolcisce, con I giardini di Marzo, che è vero che Battisti non va toccato, che è una specie di Dio, ma è altrettanto vero che se i suoi brani vengono cantati con rispetto, con passione, come ha fatto Fabiana in questo caso, non si possono controllare i brividi. Ottima esecuzione. Ottima scelta dei brani. Una piccola panoramica sulle sue qualità e capacità. Credo che Fabiana abbia fatto un ottimo lavoro.
Tocca ad Alessandra De Carlo, che sale sul palco, stavolta, con
Born to be wild degli
Steppenwolf e
Salvador dei
Nomadi. Onestamente non mi spiego perché una ventenne vada ad attingere da un repertorio così… vecchio, concedetemi il termine. Ho capito che sono brani senza tempo e blablabla, però non si può negare che un po’ noiosetti sono.

Mi sarei aspettata molto ma molto di più da Alessandra.
Pamela Chiarappa ci canta Hey Ya! degli OutKast e Ho perso le parole di Ligabue. Brano inaspettato, quello degli OutKast, ma come sempre abbiamo detto: dipende da come viene interpretato, un brano. Infatti Pamela riesce a dare una sua versione di Hey Ya! piacevolissima e a “misura di pub”. Inutile dire che sul brano di Ligabue l’emozione era palpabile, sia in lei che nel pubblico. Non è facile riuscire a comunicare tanto. Lei ci riesce con una facilità innata, naturale. Quella capacità che, io credo, non si apprende, e non si insegna. O si ha o non si ha.

Infine Valentina Addabbo canta
Why di
Annie Lennox e
Not that kind di
Anastacia. Due brani a dir poco perfetti per la sua voce. Che dire, posso solo ripetere che ascoltarla mi piace, che sembra una cosa banale, da dire, e probabilmente lo è. Ma è così raro che avvenga. Sentirsi accompagnati da una voce. Sentirne la presenza.
La serata si conclude e i voti vengono conteggiati. E’ stato difficilissimo per tutti giudicare, e si sa che giudicare è già sbagliato in sè, ma è una gara e va fatto.